sabato 7 giugno 2014

Hard Times

Tempi duri, come si usa dire in altri mondi..i rari post sono solo lo specchio della mia attuale situazione: gli esami diventano sempre più vicini e il tempo libero risulta inversamente proporzionale a quello investito nello studio.
L'unica attività che sopravvive a questa riallocazione di risorse è la corsa, degna valvola di sfogo di rabbia, malesseri vari e frustrazioni. Di qui al primo episodio, degno di nota, della settimana: giovedì sera mi sono cimentato in una corsetta di paese poco fuori Thiene. Distanza significativa, secondo il gps si è corso per 9,8km attraverso lunghi rettilinei desolati della campagna vicentina e buona partecipazione di corridori, ben 180 partenti. Alla faccia della non competitività della manifestazione la partenza è stata lanciatissima e il ritmo dei primi forsennato. Il vincitore ha chiuso in un invidiabile 33'26" mentre io ho fatto a sportellate con il ritmo fino a metà gara quando finalmente ho trovato la quadra della mia cavalcata solitaria, nel finale mi sono anche tolto la soddisfazione di andare a recuperare qualche cadavere per strada chiudendo con un'ottima progressione negli ultimi 2 kilometri. Soddisfacente il tempo complessivo di 41'07", posizionandomi 61° assoluto.
Altro avvenimento degno di segnalazione l'incontro che noi JEsters abbiamo organizzato con Alberto Comacchio ieri nel tardo pomeriggio. L'ing. Comacchio è stato uno di noi, per la precisione uno dei primi JEster e con lui c'è un rapporto consolidato di collaborazione e condivisione di idee. Attualmente lavora in Diesel, è il responsabile delle operations in Europa e soprattutto in Nord America. Persona decisamente brillante e fuori dagli schemi, è sempre stato un pioniere e un innovatore. Per sua stessa ammissione è uno che lavora sullo stile dei marines, less is more, meglio fare poco che non fare niente e poi seguire gli sviluppi. Due gli argomenti di cui si è parlato: in primis una piccola analisi della situazione globale attuale per rispondere ad una domanda fondamentale, come trovare un posto dove poterci realizzare per quello che stiamo studiando e facendo. Il contesto molto fluido e dinamico della globalizzazione comporta necessariamente una profonda revisione delle regole che hanno finora regolamentato il "giochino" di reddito/profitto.
Due le risposte emerse alla domanda di cui sopra: avere un'idea propria nuova e originale e costruirci sopra il proprio personale business oppure fare business di noi stessi diventando bravi a vedere e capire i problemi usando la nostra tipica creatività e imprenditorialità per risolvere tali problemi. La competenza risulta quindi un prerequisito mentre si dovrà sviluppare il lato creativo osando e sperimentate, con costanza e resilienza avendo lo sguardo alto e il coraggio di guardare avanti a cosa potrebbe succedere fra 3-5 anni. Queste le illuminanti parole di Alberto che fanno riflettere molto su quanto la nostra classe dirigente sia fossilizzata su idee e concetti assolutamente fuori dal mondo..
In seconda battuta ci ha proposto un confronto tra il sistema Europa e quello USA, risultato una tabellina estremamente interessante che mostra come gli USA sono quasi agli antipodi rispetto a noi. Unico appiglio per "salvare" il nostro sistema è cercare nella nostra millenaria storia e cultura un forte senso di appartenenza a luoghi e tradizioni e portarle avanti nella vita di tutti i giorni. Aggrapparsi alle radicate e affermate realtà made in Italy ricavando nicchie di mercato per garantire un futuro sereno alle generazioni che ci seguiranno.
Vi lascio con questa pallida speranza generata da parole sincere e spontanee:
"people make difference"
Che siano le persone a generare le idee e fare la differenza, non che le idee abbiano bisogno di trovare le persone per fare la differenza