lunedì 2 marzo 2015

La seconda, secondo me..

Vicenza, ore 5:00, la sveglia non fa sconti, mi devo alzare. Fortunatamente ho già tutto pronto dalla sera prima; mi vesto, mi lavo la faccia e il cervello inizia finalmente a connettere. L'operazione più complicata è mettersi le lenti, il resto è una sequenza di azioni automatizzate che mi portano alla macchina. Direzione Treviso, non c'è fretta. Arrivo verso le 6:15, parcheggio in zona stadio; da lì in poi tutto è avvolto dall'alone della maratona.
La navetta che mi porta alla stazione ferroviaria è carica di atleti assonnati; ci assomigliamo un po' tutti nelle nostre divise sociali con le scarpette ai piedi ed in effetti fino allo sparo siamo tutti uguali: runners in cerca di emozioni e con (più o meno grandi) sogni di gloria. Il treno dedicato al trasferimento verso la partenza giunge puntuale e l'aria comincia a caricarsi di elettrica attesa; dall'uscita della stazione di Conegliano alla zona di partenza si snoda un lungo serpentone colorato di persone circondate dalle coreografie di sbandieratori e suonatori di tamburello, il che dà un certo sentore epico all'evento che sta per andare in scena.
Sbrigate le formalità burocratiche del ritiro del pettorale inizia l'attesa della partenza, il momento in cui la tensione sale in modo esponenziale ad ogni minuto in meno che manca. Oggi non sono solo nel condividere questa giornata, l'attesa è ammorbidita dalle battute e dalla compagnia di altri tre moschettieri del Lagarina Crus Team
Da sinistra verso destra:
- pettorale 450 per un veterano di moltissime battaglie, al suo attivo diverse maratone, si presenta a Treviso con un primato personale di 2h39', il nostro capitano Luca Capelli;
- pettorale 451 per Michele Zandonai, si presenta a Treviso carico come una bomba a mano senza spoletta, alla sua seconda maratona punta già a demolire il muro delle 3h;
- pettorale 673 per l'Uomo che non ha bisogno di presentazioni, Paolo Dallagiacoma aka "el Gringo";
- pettorale 513 per Marco Capelli, seguendo l'aria che tira in famiglia fa oggi l'esordio sulla distanza;
Breve riscaldamento e schieramento nelle gabbie di partenza.."sapete perché vi mettono nelle gabbie? perché siete delle bestie!!" Citazione dello speaker della maratona un incrocio tra Aldo Rock e Guido Meda, altra nota positiva del corredo alla corsa davvero super. Terminata la presentazione dei top runner, tra cui spicca l'italiano Stefano La Rosa poi vincitore, la tensione è altissima e le gambe iniziano a trepidare; lo sparo dello starter fa schizzare via gli atleti dalla linea di partenza..si va, destinazione Treviso, viaggio di sola andata..
Sospinti da folto pubblico i primi 2 km vengono letteralmente mangiati in pochi minuti, usciti da Conegliano si dirige verso Ponte della Priula, località ben nota alla nostra patria per il vicino ponte sul Piave, quello su cui i fanti transitarono il 24 maggio di 100 anni fa. Oggi i fanti siamo noi eroici interpreti di questo massacrante sport chiamato maratona. Al 14° km si raggiunge il paese di Nervesa della Battaglia dove c'è il primo cambio delle staffette. Nonostante la molta fatica nel ricercare un ritmo costante ed efficace transito in 1h03'26" assolutamente in linea con quanto programmato. Per lasciare il cervello in modalità "minimo impegno" mi lascio assorbire dal gruppetto di atleti guidati dai pacemakers contrassegnati dal palloncino 3h15', loro sono parecchio in anticipo sulla loro tabella di marcia ed io ne approfitto per lasciarmi trainare il più avanti possibile. Paesaggisticamente i 15 km successivi sono i peggiori, lunghi rettilinei e curvoni disegnati nell'aperta campagna trevigiana con rari transiti in paesini sperduti e poco abitati; atleticamente parlando risulteranno invece i migliori: ritmo molto buono e costante e poca fatica mentale a tenermi coperto nel gruppo. Passaggio alla mezza maratona in 1h36'26" per una lusinghiera proiezione di 3h13' all'arrivo. Al 30° km si raggiunge Villorba, sobborgo di Treviso noto per il palasport che ha fatto da casa a due delle realtà sportive più note e gloriose della zona: la Benetton del basket e la Sisley del volley. Il passaggio (2h17'02") dice di un ritmo decisamente valido e mi lascia fiducioso per il tratto decisivo che arriverà a breve; 35°km in 2h40'21", fino a questo punto arrivano tutti, da qui in poi è maratona vera. Il percorso non aiuta, già da un paio di chilometri siamo su un largo nastro d'asfalto che punta dritto verso Treviso in mezzo ai capannoni industriali; l'unica cosa che ti può salvare è mettersi a testa bassa e resistere a qualunque costo. Nel breve volgere di 3 km il nutrito gruppo di socievoli atleti al seguito dei pacers delle 3h15 esplode in mille frammenti, al 37°km ho il coraggio di alzare la testa e guardarmi un po' in giro, sono rimasto il solo in grado di reggere il ritmo dei palloncini; faccio il clamoroso errore di rallentare per prendere un bicchiere di sali, perdo un metro da duo guida..sono stremato ma so bene che non posso lasciarmi andare, raschio qualsiasi goccia di energia che ancora trovo in giro per il corpo e torno in coda. Entriamo finalmente a Treviso, svolta secca a destra e imbocchiamo la circonvallazione che abbraccia il centro storico; al cippo n°40 (3h04'21") raccolgo tutte le forze che mi rimangono e prendo l'iniziativa. Svolta a sinistra per entrare nel centro sui bolognini, vado via ai palloncini con azione decisa; passo corto e frequente, ad ogni curva rilancio come se fossero gli ultimi 200m. All'ennesima svolta raggiungo i reali ultimi 200m di gara e mi lancio sul tappeto rosso tra due ali di folla. Passo a braccia alzate sotto lo striscione d'arrivo consapevole di aver compiuto un'impresa clamorosa. Il cronometro dice 3h14'30", nuovo personal best sulla distanza per una prestazione da incorniciare. Con le gambe a pezzi e i piedi doloranti mi avvio a ritirare la meritata medaglia e un po' di ristoro. Il resto della giornata scorre senza clamore tra un fugace pranzo al sacco su di una panchina nel parcheggio dello stadio e il rientro a Vicenza in macchina.
La prima volta che fai qualcosa sei trascinato dall'entusiasmo della novità e hai l'alibi della mancanza di esperienza in caso di risultati negativi, inoltre hai tutto da imparare e ti devi fidare di quello che ti raccontano gli altri. La seconda volta gli alibi decadono e subentra la consapevolezza di quello che stai facendo, il minimo di esperienza costruita è un pesante termine di paragone che ti costringe a ponderare anche gli aspetti che inizialmente potevano sembrare marginali. Come dice bene il coach il miglioramento non è scontato, anzi, va guadagnato con sudore e fatica ed è quello che mi sento di aver fatto. Umilmente, con centinaia di chilometri di allenamento e seguendo consigli ed indicazioni; in gara con la testa di chi sa cosa vuole e come ottenerlo, con tanta concentrazione e tenacia nei momenti difficili e con altrettanta ignorante voglia di chiudere l'impresa nel momento in cui afferri al volo l'occasione di timbrare gloriosamente il cartellino del tempo.
Un'altra tacca da segnare sulla canotta giallo-blu, un'altra tappa da archiviare sotto la voce "cose fatte"; ora meritato riposo, stamattina scendere le scale è stato parecchio doloroso.. Inconvenienti del mestiere verrebbe da dire, più romanticamente penso che siano il piccolo prezzo da pagare per ricordarsi e potersi vantare della missione conclusa con successo.
Come non mi stancherò mai di dire in queste occasioni "every finisher is a winner"
I 4 moschettieri dopo l'arrivo