sabato 4 ottobre 2014

It's a mad world

Passata la sbronza di emozioni di Berlino la vita ricomincia dove l'avevo lasciata giovedì 26 settembre. Il rientro alla realtà è stato graduale, il primo piccolo passo martedì pomeriggio con Tropical Pizza poi, mercoledì mattina, la mia classica corsetta mattutina al parco. Devo dire che rimettere le scarpette non è stato così traumatico come credevo, muscolarmente ho recuperato bene e velocemente. Altro piccolo passo venerdì con la ripresa delle lezioni in università, ennesimo primo giorno di scuola e questa volta spero davvero sia l'ultimo. Questo semestre due i corsi da seguire con l'obiettivo di passare i rispettivi esami, più il difficile e complicato doppio impegno di fisica tecnica di cui voglio sbarazzarmi il prima possibile. Secondo semestre molto più morbido con gli ultimi due esami per giungere all'agognato traguardo della laurea.
Oggi il passo finale per rientrare nel mondo reale, otto ore di “sano” lavoro cercando di spiegare a innumerevoli figli di papà esaltati e ad altrettanti indobangapakistani che esiste una sottile differenza tra uscita sul mercato di un prodotto e la sua effettiva presenza fisica nei negozi. La gente fa un po' fatica a capire che quando al tg dicono che esce il nuovo padella-phone con una mela mangiucchiata serigrafata sulla scocca non significa che tale gingillo tecnologico è bello e pronto in qualunque negozio di elettronica; a molti sfugge totalmente la questione dei tempi di distribuzione e commercializzazione. Siamo si in una società globalizzata ma, fortunatamente, esistono ancora distanze immense tra i centri logistici Apple in USA e negozi ubicati in remote località venete come Arzignano. Dopo la pausa pranzo ero molto tentato di scrivere un cartello con scritto “I-phone 6 esaurito, tornate dopo il 13 ottobre” ma il mio capo reparto sostiene che tale informazione sarebbe lesiva per la reputazione del punto vendita..
La dura legge del mercato, se il cliente chiede bisogna rispondere con cortesia e accontentarlo. Purtroppo la tiritera andrà avanti per molto, i pezzi in arrivo sono appena sufficienti a coprire le prenotazioni che abbiamo in carico; mi attende un mese di giustificazioni plausibili da dare in pasto a clienti affamati di mela mangiucchiata. Non mi permetto di criticare le caratteristiche tecniche o le sempre maggiori funzionalità dei dispositivi di Cupertino ma provo un po' di pena per parte della clientela che li acquista. Passino i figli di papà (o i papà imprenditori) che comprano Apple solo perché ce l'hanno tutti i loro colleghi/amici ma trovo decisamente penoso vedere gente che chiede finanziamenti o prestiti solo per avere in mano un pezzo di alluminio e vetro che, tipicamente, sfrutteranno al 10%. Questa rincorsa agli status-simbolo mi risulta sempre più incomprensibile, capisco il momento di crisi ma ostentare un I-phone comprato a rate non mi sembra un gran biglietto da visita per sentirsi accettato da questa società malata di consumismo. Buon viso a cattivo gioco, per quanto trovi poco morale far girare il giocattolo Mondo con questi meccanismi capire come funzionano le cose fa parte del mio futuro lavoro e per farlo bene sono consapevole di dovermi adeguare per calarmi nel sistema. L'importante è avere un piccolo orticello dove coltivare qualche soddisfazione personale; come ha detto il vate Aldo Rock ieri a DJCI è la consapevolezza che ci dà la forza di rincorrere i nostri sogni. Consapevolezza, olio prezioso per gli ingranaggi del cervello, quella sensazione che ti porta a pensare sempre avanti.
Il capotreno ha già fischiato, tutti in carrozza, il Freccia Gialla sta ripartendo, final destination ancora da decidere..