martedì 30 settembre 2014

Il muro esiste/Back from heaven

Dal diario di bordo del "Freccia Gialla":

Operazione B-day @Berlin, day 2 e day 3
Vicenza, martedì 30 settembre

E' martedì pomeriggio e comincio a rimettermi nei miei panni usuali di studente impegnato. Sono stati giorni talmente pieni di avvenimenti ed emozioni che faccio ancora fatica a mettere tutto in ordine, i tentativi di mantenere il controllo su ciò che mi succedeva sono stati vani.
Il racconto inizia da dove l'avevo lasciato, ovvero sabato notte quando ho spento il pc e sono andato a dormire. Nottata tranquilla ma sveglia prima dell'alba per fare colazione e dirigersi ai blocchi di partenza. L'atmosfera era molto carica già salendo sul treno per andare verso la porta di Brandeburgo, una volta scesi lo scenario che si è aperto era splendido, migliaia di atleti che percorrevano i vialetti dell'enorme parco del Tiergarten per prepararsi all'evento. Un immenso puzzle di magliette e scarpe colorate pronti a dare tutto lungo i 42,195 km della maratona. Evitando di scadere in tecnicismi riguardo ritmi, parziali o altro vi racconto in breve la mia corsa.
La preparazione è stata un'escalation di tensione ed emozione, ero lì in mezzo a decine di migliaia di altri atleti provenienti da ogni parte del mondo; io, una piccola formichina gialla con la testolina nera. Breve corsetta di riscaldamento, poi il sole che faceva capolino tra gli alberi iniziava a scaldare la strada. Condizioni climatiche perfette per correre, sono le 8:35, inchiodo le mie scarpette sulla famosa linea blu e decido che sarà lei la mia fedele compagna di viaggio. 8:43, lo speaker presenta i top runner e inizia il countdown, capisco che non si può più tornare indietro; eravamo tutti pronti, come attori sul palco che sanno che il sipario si sta aprendo. Vengono tolti i nastri e la gente si compatta in avanti. Musica di sottofondo e massima carica di tensione, nella mia testa la scena rimane sospesa come un momento di lucida irrealtà, i rumori ovattati e i colori distorti, pochi secondi e il sogno è rotto dallo sparo secco dello starter..volano via i palloncini gialli e la massa inizia a muoversi verso la linea di partenza. Il sibilo continuo dei chip che si innescano si confonde con i trilli dei cronometri che scattano, passo sopra al tappeto anch'io e via, sono ufficialmente un maratoneta. La cornice di pubblico è maestosa, lungo il percorso si sono ammassate più persone di quelle che stanno correndo, ogni metro è coperto da tifosi che incitano chiunque si trovi al di là della transenna. Moltissimi hanno un cartello (fornito dall'organizzazione) per attirare l'attenzione di qualche persona cara che transita sul percorso, in molti tratti ci sono band o gruppi che suonano musica per intrattenere il pubblico festante ma anche per incoraggiare e sostenere gli atleti. Più che una maratona sembra un immenso corteo festoso. 
I primi 15 km scorrono in un battibaleno, mentre mi guardo in giro e mi godo lo spettacolo che va in scena il mio omino del cervello guida il mio passo con stupefacente regolarità e costanza; sono in uno stato di estasi agonistica rinnovata dai continui stimoli musicali che arrivano da bordo strada. Uno dei miei migliori passaggi è sicuramente il 4'23" con cui arrivo al 21°km, come colonna sonora le note di "Another one bites the dust". Arrivo in breve al 32° con il mio omino del cervello sempre intento a fare conti e tenere il ritmo, sono più di 2h30' che sto ballando e comincio a sentire la stanchezza. Improvvisamente sparisce la treccia bionda della giovane svedese che finora mi precedeva e mi teneva compagnia, prendo il comando delle operazione e switcho il cervello in modalità "vietato zeder". Il mio ritmo rallenta ma il pulsante "reazione vigorosa" mi fa tener botta; 35° in 4'33" ma è solo un fuoco di paglia, il ponte che conduce a Postdamer Platz è un gradino fatale lungo il mio viaggio. Passo a fianco del Sony Center, incrocio le mattonelle che segnalano ai turisti il disegno del muro di Berlino, a modo mio mi accorgo che il Muro della maratona esiste. Le gambe sono ormai vuote, il passo diventa lento e pesante, i successivi 4 km sono un lungo transito attraverso l'inferno. Dopo un'interminabile agonia svolto su Unter den Linden e vedo la luce; la tabella del 41° è lì a pochi metri; la passo, alzo lo sguardo e vedo la luce. A breve distanza si staglia la porta di Brandeburgo, swtcho il cervello in modalità "orgoglio" e pigio il pulsante "non esiste un domani"; sotto le scarpe l'asfalto ricomincia a scorrere veloce, le gambe mulinano, il passo si allunga. Un urlo si alza da un gruppetto di italiani a bordo strada: "vai Paolo!!", è la scintilla che accende la poca benzina ancora presente nei muscoli. Passo sotto la porta e mi involo sul traguardo a braccia alzate, sento il bip del cronometro, una cordiale (e molto carina) volontaria mi mette al collo la medaglia, è il momento che certifica l'impresa: 3h20'07", 3407° assoluto nella maratona di Berlino. 
Riprendo fiato percorrendo il vialetto d'uscita dalla zona arrivi, il cuore continua a battere all'impazzata, ritiro la borsa dei vestiti e il rifornimento; mi metto una maglietta ma lascio la canotta ben in vista per la foto di rito scattata dal nostro accompagnatore e finalmente meritato riposo e ristoro sdraiato sul prato all'ombra del Reichstag.
Il resto della giornata è pura gloria e condivisione delle emozioni della gara con i compagni di viaggio italiani ma anche con altri atleti che incrocio mentre sono in coda nell'area massaggi, sul metro ma anche al baracchino turco vicino all'hotel dove mi concedo un rigenerante currywurst con patate accompagnato da una sanissima birra media. E' davvero incredibile come l'intera città partecipi a questo evento e ancora più incredibile è vedere il rispetto e il saluto sempre cordiale che ti portano le persone che incroci. Pensavo fosse retorica ma devo proprio ricredermi, "every finisher is a winner" non è un semplice slogan ma la realtà di questi grandi eventi.
In serata cena organizzata con l'intero gruppo italiano di cui facevo parte per chiudere in bellezza, tutti con la medaglia ben in vista e un gran sorriso stampato in volto. E' stata davvero un'esperienza incredibile che è valsa ogni singolo allenamento. Poter condividere queste emozioni con un compagno di viaggio come Marco è stato sinceramente la ciliegina sulla torta, non avrei mai immaginato di incrociare qualcuno con così tanto in comune con me.

Breve inciso sul day 3, il ritorno alla realtà. Viaggio tranquillo e cielo terso hanno accompagnato la nostra malinconica trasvolata. Dopo il ritiro bagagli ancora un po' di emozione affiora mentre saluto i vari eroi berlinesi. Io e Marco ci lasciamo con una vigorosa stretta di mano e un grande abbraccio, ci siamo anche scambiati i numeri e con la promessa di rivederci in una futura maratona, magari proprio la prossima..eh sì, perché da oggi la nuova domanda da farsi non è più "quand'è la prossima gara?" ma diventa: "qual'è la prossima maratona?"
Buongiorno, mi presento. Sono Paolo, ho 30 anni, gareggio con una bandana in testa e il mio coach mi chiama "el Gringo"; che sport faccio? Uomo io non faccio sport, io sono un maratoneta..

La cartina del percorso, il pettorale, la medaglia e il mio nome nel giornale del giorno dopo..le poche cose materiali che restano della maratona. Le emozioni e la gioia sono chiuse in un piccolo angolo del mio cuore e nelle parole di questo blog.. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato nel raggiungere questo traguardo e grazie a me che ci ho creduto ed ho lottato fin sulla linea d'arrivo per rendere reale questo sogno..